Consultati, e paragonati, i sacri numeri delle classifiche, Ciro Ferrara avrebbe anche ragione: «La Juve sta facendo bene - dice l'ex tecnico bianconero, ora ct dell'under 21 - ma ha gli stessi punti della scorsa stagione. Quindi, forse, stava facendo bene anche un anno fa». Trenta punti ha razziato Gigi Del Neri, trenta ne aveva lui, di questi tempi, dopo la sconfitta dei bianconeri, 3-1 a Bari (12 dicembre 2009). Mica tanto diverso anche il bilancio tra gol fatti e quelli subiti: 31 a 16 quest'anno, 29 a 19 la stagione scorsa. E la classifica, nel complesso, è quasi più insidiosa ora, rispetto a un anno fa: i bianconeri erano terzi, ma da soli, a sei punti dall'Inter (a 36, gli stessi del Milan adesso) e a uno dai rossoneri. Su questo, sostanzialmente, si fonda il paradosso di Ciro, che fiuta, come tanti, la ben diversa fiducia attorno a questa Juve, dentro e fuori dal club.
Quel che è diverso, tra le due Juve, è il cammino, e forse lì s'annida la spiegazione dei diversi umori a parità di punti. Il fatto, è che a una valutazione statica, va aggiunta un'analisi dinamica, perché le squadre sono macchine che vanno assemblate e messe a punto, migliorandole con il tempo. Detto in cifre: nelle prime otto giornate, la Juve di Del Neri ha raccolto 12 punti, nelle successive otto, 18; mentre quella di Ferrara divise a metà la posta. La stesso dicasi per la telemetria delle ultime partite: Ciro arrivò in fondo di questi tempi con due sconfitte e una vittoria, Gigi con un pareggio e due vittorie.
La squadra di Ferrara strappò un successo in più (9 a 8), ma pure subì il doppio delle sconfitte (4 contro 2). Dal che dipende una sensazione piuttosto diffusa, anche nei giocatori: il gruppo dell'anno scorso poteva abbinare vistose vittorie a crolli brutali, questo pare essere più robusto, maggiormente dedito al lavoro, e meno propenso alle imbarcate. Con tutte le differenze del caso, enormi, la Juve è finita fuori dall'Europa League per indigestione di pareggi, certo contro avversari molto resistibili, e un anno fa venne buttata fuori dalla Champions sbriciolandosi in casa, 1-4 contro il Bayern, pur avendo il pari dalla sua.
Poi, chiaro, dipende pure dalle basi da cui si parte: «Gli stessi risultati hanno un peso diverso - aggiunge Ferrara - perché diverse sono le aspettative: a me si chiedeva di vincere e di giocare bene». Diversità di vedute pure su Buffon: «Anche al 60% Gigi rimane il numero uno al mondo».
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